Il superbo è una persona innamorata della propria superiorità, vera o presunta, per la quale ha un bisogno esagerato di riconoscimento.
La superbia affonda le sue radici nel profondo dell'uomo, che è
sempre teso alla ricerca e all'affermazione della sua identità.
L'identità non è qualche cosa che si elabora al proprio
interno, ma è qualche cosa che ciascuno negozia nel rapporto
con gli altri, da cui attende il riconoscimento.
Il bisogno di riconoscimento nell'essere umano è fortissimo:
forte al pari di altri bisogni più esistenziali
A un certo punto della nostra Storia, il Comunismo ha affermato
che gli uomini sono tutti uguali. Da una parte, il diffondersi di
tali convinzioni è stato benefico al progresso: gli uomini
hanno incominciato ad avere pari opportunità indipendentemente
da razza, credo, estrazione sociale.
D'altra parte, tuttavia, una forma esasperata di uguaglianza, riconosciuta
per diritto di nascita, in alcuni paesi del mondo ha prodotto quell'omogeinizzazione dell'umanità
che toglie ad ogni uomo la lotta per il riconoscimento, favorendo
di conseguenza l'esplosione della superbia.
Gli uomini, infatti, sono tutti diversi. É certamente giusto che abbiano pari opportunità, nondimeno ci tengono alla loro individualità e unicità. Se vivono in condizioni che non permettono di rivendicare il proprio valore personale, in una società in cui, per "statuto", sono tutti uguali, è più probabile che la superbia e la vanagloria possano trovare terreno fertile per svilupparsi.
Anche il Cristianesimo,
male interpretato, è stato utilizzato per affermare che gli uomini
sono tutti uguali. In effetti il messaggio del Vangelo era un altro: Gesù
affermava infatti che "gli uomini sono un Uno", non che sono
tutti uguali, e la parabola dei Talenti ne è una dimostrazione
Al contrario, in una società in cui vengono apprezzate le differenze,
le persone possono essere orgogliose, nella accezione positiva del termine.
L'orgoglio sano è quello che ci porta a difendere la nostra dignità
di esseri umani, a rifiutare compromessi, a non farci calpestare, e ad
essere soddisfatti di noi stessi quando ci realizziamo.
Nulla di buono potremmo fare senza una adeguata stima di noi, stima che
dipende dalla consapevolezza delle nostre doti e dei nostri limiti. Ma
quando l'orgoglio travalica, si trasforma in vanità, boria, e superbia.
Di solito la persona superba si conosce poco; é talmente infatuata
di se stessa che ogni tentativo di renderla più consapevole si
rivela inutile. Non vuole intendere ragione, non tollera alcuna contraddizione
e gli piace la compagnia degli adulatori.
La superbia fa sì che l'uomo si opponga ad ogni trasformazione
interiore; fa tutto il possibile perché l'uomo non veda ciò
che c'è di buono nell'altro, non perdoni, non esprima i suoi sentimenti
e le sue emozioni, non sia autentico, non cerchi di fare qualche cosa
per la sua crescita personale.
Correttivo della superbia è l'umiltà, ma non quella che
coincide con la diminuzione di sé fino al limite dell'autodenigrazione.
Piuttosto, quell'umiltà che frena l'impulso ad ignorare i propri
limiti e perseguire mete che non sono alla propria portata.
La consapevolezza dei propri limiti concede ad ognuno di essere orgoglioso
di sé senza doversi sottomettere ad un altro per umiltà,
perché in questo caso non di umiltà si tratterebbe, ma di
umiliazione.
La superbia è sottilmente imparentata con l'invidia, poiché
il superbo, se da un lato tende a superare gli altri, quando a sua volta
è superato non si rassegna, e l'effetto di questa non rassegnazione
è l'invidia.
Al pari dell'invidia, anche la superbia ha un carattere "relazionale"
nel senso che nessuno si insuperbisce in solitudine, ma sempre in relazione
agli altri, di cui ha un assoluto bisogno per poter esprimere nei loro
confronti la sua superiorità.
Nella nostra cultura c'è poco orgoglio e molta superbia, poca dignità
e molta apparenza: per apparire si è disposti persino a svendersi
e servire. É il degrado che crea uomini superbi senza orgoglio
e uomini servizievoli senza umiltà.
La superbia è servile: non deve stupire chi, dopo avere conosciuto
potere e ricchezza, quando va in rovina non ha nessuna difficoltà
a strisciare.
Quando qualcuno si mostra gentile e umile, può succedere che la gente pensi che sia un debole, e ne approfitti per calpestarlo con prepotenza. Ma dopo un po', tutti si accorgeranno che il suo comportamento non é dettato da debolezza ma da una grande forza morale e spirituale.
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